Sernicola nella storia 

 


NICOLAUS di Antonio di SER NICOLA

(doc. a Calvi dell'Umbria nella sec. metà del XV sec.)


Notaio in Calvi dell'Umbria. Si conserva di lui un solo bastardello che però contiene anche preziose notizie familiari. Con lui ha inizio il ramo sabino dei Sernicola e dei Sernicoli. Destinò alla cappella intitolata a san Biagio della chiesa madre di Calvi un lascito, che poi il nipote Evangelista (figlio del fratello Nardo) avrebbe onorato.



PETRUS PAULUS SER NICOLAI

(doc. Barletta 1459)


Il 12 gennaio del 1459 davanti alla Curia della Sommaria del Regno di Napoli, occasionalmente riunita a Barletta in concomitanza con l'incoronazione di Ferdinando a re di Napoli, difendeva le ragioni di Antonio Paolucci, erede dei beni feudali del padre Giacomo di Nicola Paolucci in Santa Rufina di Cittaducale (doc. edito in Fonti Aragonesi, 8).



BERNARDINO (BERNARDO o NARDO) SERNICOLA

(doc. Capograssi 1500-1508)


Fu il primo titolare del giuspatronato  e dello jus presentandi della cappella di Santa Maria de Iesu del casale di Capograssi, la cui costruzione venne concessa nell’anno 1500 dall’abate di Cava, Giustino, con una bolla rilasciata a don Vincimanno Sernicola (Archivio della Badia di Cava, Visita Pastorale di don Michele de Tarsia, 29 ottobre 1505). La cappella è citata ancora nelle visite pastorali del 1578, 1581, 1630, 1634, 1706, 1775 e infine del 1802, quando fu interdetta dall'abate Mazzacane (Archivio della Badia di Cava, Visite Pastorali, e Pietro Ebner, Chiesa, baroni e popolo nel Cilento, Roma 1983, vol. I, p. 630).



don VINCIMANO SERNICOLA

(doc. Capograssi 1500-1515)


Sacerdote della chiesa parrocchiale di San Nicola di Capograssi. Beneficiario della cappella di Santa Maria de Iesu di giuspatronato della famiglia Sernicola (Archivio della Badia di Cava, Visita Pastorale di don Michele de Tarsia, 29 ottobre 1505 e 13 settembre 1515). Pietro Ebner (Chiesa, baroni e popolo nel Cilento, Roma 1983, vol. I, p. 630) legge erroneamente il suo nome come Ventimanno.



EVANGELISTA di NARDO di SER NICOLA

(Calvi dell'Umbria 1450 circa - 1520 circa)


Figlio di Nardo di Antonio di ser Nicola. Viene ricordato tra i quattro rectores del Consiglio del comune di Calvi. Nell'anno 1508, per adempiere alla volontà testamentaria di suo zio Nicola, effettuò la cessione di un terreno del valore di 37 ducati e mezzo a favore della cappella di San Biagio nella chiesa matrice di Santa Maria Assunta di Calvi dell'Umbria (Archivio storico comunale di Calvi, sez. Notarile, not. Leonello di Pancrazio Macis, a. 1508). Ebbe tre figli: Margherita, Antonio che sposò Bernardina Vallerani e Pancrazio che sposò Gentilesca di Bartolomeo Valenti.



GIOVANNI SERNICOLA

(Calvi dell'Umbria, sec. XVI?)


Secondo una tradizione familiare non documentata, sarebbe stato il fondatore della chiesa di San Lorenzo, sita nell'omonima località non distante da Calvi dell'Umbria. La famiglia Sernicola dal XVI al XX secolo possedette nella loc. San Lorenzo ampie estensioni di terreni ed una abitazione rurale di ragguardevoli dimensioni: la cappella di San Lorenzo è stata strettamente legata alla famiglia Sernicola. Non è escluso che si tratti di Giovanni figlio di Bernabeo, fratello di Nicola, notaio di Calvi.




don RUGGERO SERNICOLA (Capograssi, doc. 1581-1590)


Sacerdote della parrocchia di San Nicola a Serramezzana, ricordato nelle visite fatte dagli abati della Badia di Cava nel 1581, 1582, 1584 e 1585 (Archivio della Badia di Cava, Liber Visitationum III, ms. 263, cc. 16, 47, 75, 94, 104 e 163) .



GIOVAN PIETRO SERNICOLA (n. Capograssi 1540c. - m. Pollica 1585)


Figlio del magister Gabriele, che si trasferì alla metà del secolo da Capograssi a Pollica. Attivo a Pollica almeno già dal 1577, è menzionato col padre nel 1580 per una questione riguardante la restituzione ad Antonio Quarracino, regio ammiraglio di Napoli, di una partita di panni recuperata sulla spiaggia di Pollica a seguito di un naufragio. Il 30 dicembre 1584 partecipò con altri cittadini notabili di Pollica ad una riunione pubblica per gli affari della cittadina; ma nel marzo dell'anno seguente la moglie Porzia Volpe, da cui aveva avuto quattro figli (Pompeo, Ottavio, Ortensio e Giovanfabio) risultava vedova (docc. in A.S.Sa, Notarile, Pollica, not.  G. P. Masarone, aa. 1577-1585).



POMPEO SERNICOLA (n. Pollica 1570c. - m. Pollica? 1630c.)


Figlio di Giovan Pietro e nipote di Gabriele, da cui ricevette un cospicuo lascito ereditario alla morte prematura del padre (1585). Fu probabilmente il primo torriero della Torre della Punta al servizio dei Capano, principi di Pollica. Nell'atto di battesimo del suo primogenito Giuseppe si firmò Pompeius de Ripulo alias Sernicola, probabilmente perché la ricca famiglia Ripolo aveva assunto una qualche forma di tutela nei suoi confronti dopo che era rimasto orfano del padre (Archivio Diocesano di Vallo della Lucania, Pollica, Libri della Parrocchia di San Nicola, Battesimi, a. 1595).



DECIO SERNICOLA (doc. Serramezzana 1589 e 1631)


Figlio di Pirro Aloisio e della nobile Faustina Vassallo. Arciprete della chiesa parrocchiale di Serramezzana in occasione della visita pastorale dell'abate Giulio Vecchioni del 5 aprile 1631 (P. Ebner, Chiesa, baroni e popolo nel Cilento, Roma 1983, vol. II, p. 603).



don BERNARDINO SERNICOLA (doc. Capograssi 1604-1606)


Rettore e cappellano della cappella di Santa Maria de Iesu di Capograssi (giuspatronato della famiglia Sernicola). Ricevette da Aurelia Sernicola, figlia ed erede di Giovan Tommaso, un legato di tre case nella località Pedecasale (11 giugno 1604). Nel 1606 è menzionato nella cappella di Santa Maria del Carmine ad Agnone (oggi fraz. di Montecorice SA).



GIOVAN FELICE SERNICOLI (n. Calvi dell'Umbria 1590 c.)


Figlio di Felice Sernicola e Creusa. Nel 1639-40 rinnovò la cappella familiare di San Biagio nella chiesa cattedrale di Santa Maria Assunta di Calvi: fu il committente del dipinto Madonna in trono col Bambino tra i santi Berardo e Biagio, dipinto a Roma da Giuseppe Cesari detto il Cavalier d'Arpino (1568-1640). La cappella, sul cui altare sono riportati gli stemmi di famiglia, conserva anche una sepoltura ipogea, che riutilizzava gli ambienti di una cripta medievale.




GIOVANNI SERNICOLI (n. Calvi dell'Umbria 1625 c.)


Figlio di Giovan Felice e Erminia, abitava in contrada San Lorenzo. Dal 1651 fu il socio principale della speziaria (o apotheca aromatarie) posta in Calvi presso la chiesa di Sant'Andrea. Rinnovò nel 1678 la cappella familiare di San Biagio nella chiesa cattedrale di Santa Maria Assunta di Calvi e vi traslò le reliquie di san Vitale.




CARLO SERNICOLA (doc. Capograssi 1652–1656)


Medico, si trasferì a Napoli per esercitare la professione, probabilmente intorno al 1656 in occasione dell'epidemia di peste che dilagò nel Regno di Napoli. Sposò Giovanna Reale, di nobile famiglia cilentana: da Carlo e Giovanna nacque nel 1659 Domenico, che sarà poi illustre carmelitano col nome di Carlo.




DOMENICO SERNICOLA = p. m. CARLO SERNICOLA OCarm (n. Napoli 1659 - m. Napoli 1721)


Fu insigne teologo, poeta e oratore. Nacque il 21 febbraio 1659 in Napoli, dove il padre Carlo esercitava la professione di medico. Entrò giovanissimo nell’ordine carmelitano e a 27 anni conseguì la laurea in Teologia; insegnò in Siena e poi a Firenze, dove fu teologo presso la famiglia Medici dal 1686 al 1691. Unanimemente stimato ed apprezzato, fu poi, per interessamento del conte palatino Filippo Guglielmo, nominato priore del Convento del Carmine Maggiore di Napoli; vi morì il 27 agosto 1721, dopo aver ricoperto importanti cariche in seno all’ordine.


Biografia di p. Carlo Sernicola.


Ci ha lasciato 23 opere a stampa pubblicate tra il 1682 e il 1720: poesie nello stile dell’Arcadia (Poesie varie, Fiori poetici, Il Parnasso teologico, Il Carmelo poetico, Sonetti), opere sacre drammatiche (Lo scovrimento delle saggie pazzie, La fuga occultata dal cielo in Santa Eufrosina vergine carmelitana, Il Garino, La Verità premiata), prediche e panegirici.


Elenco completo delle opere di p. Carlo Sernicola.


Hanno scritto di lui: Andrea Perrucci (Dell'arte rappresentativa premeditata e all'improvviso, Napoli 1699) e l’abate Giacinto Gimma (Elogii accademici della Società degli Spensierati di Rossano, Napoli 1703, con bel ritratto in incisione), entrambi quando il nostro era ancora in vita; poi il padre Mariano Ventimiglia (Degli uomini illustri del Regal Convento del Carmine Maggiore di Napoli, Napoli 1756); altre notizie sono in: Bibliotheca Carmelitana, notis criticis et dissertationibus illustrata, Orleans 1752 (voce a cura di Cosimo Villiers) e Biografia degli uomini illustri del Regno di Napoli, tomo IX, Napoli 1822 (voce compilativa a cura di Nicola Morelli), con ritratto in incisione. Dopo la segnalazione in Camillo Minieri Riccio (Memorie storiche degli scrittori nati nel Regno di Napoli, Napoli 1844) e la citazione di Gabriel Maugain (Étude sur l'évolution intellectuelle de l'Italie de 1657 à 1750 environ, Paris 1909), la figura di Carlo Sernicola viene trascurata; nell’Archivio Biografico Italiano, poi, malauguratamente gli autori confondono questo Carlo Sernicola con l’omonimo librettista di fine Settecento (vedi sotto).



FRANCESCO SERNICOLA (doc. 1689 e 1707)


Nel 1689 mandò alle stampe in Napoli una Nota a pro dell’ill. signor Marchese di Casalnuovo contro al capitolo della città di Tricarico (il marchese di Casalnuovo è da identificarsi con don Luigi Pignatelli). Lo ritroviamo nel 1692 inviato alla corte di Madrid dove rischiò l'arresto nell'ambito delle inchieste di troppo zelanti inquisitori papali (Pietro Giannone, Istoria civile del Regno di Napoli, libro XXXII). Ricoprì poi con la carica di Governatore della città di Reggio Calabria nel 1700-01 (cfr. Domenico Spanò-Bolani, Storia di Reggio di Calabria: da tempi primitivi sino all'anno di Cristo 1797, 2: dal 1600 sino al 1797. Napoli 1857. p. 284) e di Giudice a L'Aquila nel 1707, quando dovette far fronte alle masnade di Scarpareggia, fuoriusciti napoletani reclutati dal cardinale Grimani e al servizio dell'Austria nella lotta contro il governo vicereale spagnolo durante le guerre di successione (cfr. Angelo Granito, Storia della congiura del principe di Macchia e dell'occupazione fatta dalle armi austriache del regno di Napoli nel 1707, vol. IV. Napoli 1861, pp. 141-143 e 221-223).



don GAETANO, don FRANCESCO e don ONOFRIO SERNICOLA (doc. Serramezzana 1708)


Svolsero contemporaneamente funzioni di sacerdote assistente nella parrocchia di San Nicola a Serramezzana: assieme all’economo e due altri parroci, redassero la Platea della parrocchia nel 1708.



PIETRO SERNICOLA (Pollica 1672 - 1742)


Maestro stuccatore. Nacque a Pollica il 13 settembre 1672 da Matteo e da Beatrice De Feo. Pietro venticinquenne era a Napoli nel maggio 1697 quando venne ingaggiato, assieme a Maurizio D’Alessio di Calvanico, dai carmelitani di Brindisi per i lavori di decorazione della loro nuova chiesa di Santa Teresa: l’atto fu rogato a Napoli (A.S.Na., not. P. Pellegrino) e poi trascritto a Brindisi per la ratifica (A.S.Br., not. D.A. Moricino). Successivamente, nel 1700, forse di ritorno da Brindisi dove aveva concluso i lavori, Pietro realizzò nella cappella di Santa Maria di Costantinopoli a Balvano (PZ) le due cornici in stucco che racchiudono le immagini di San Michele Arcangelo e della Madonna dei Sette Dolori (Vincenza Molinari, La Cappella di Santa Maria di Costantinopoli a Balvano (PZ), Basilicata Regione Notizie).


A Pollica realizzò la cappella di Santa Maria delle Grazie nella parrocchiale di San Nicola, come ci dice il contratto stipulato il 5 febbraio 1733 con Gennaro Baglivo che ne deteneva il giuspatronato (A.S.Sa., not. P.A. Voso). Altre opere documentate di Pietro sono le decorazioni in stucco nella chiesa di San Francesco ad Altavilla Silentina (con la firma PETRUS SORNICOLA HOC OPUS FECIT 1720) e quelli nella chiesa di Cuccaro, databili dal contratto al 1735 (A.S.Sa., not. Amorelli).


In attesa di ulteriori riscontri documentari, storici locali hanno segnalato suoi interventi nelle decorazioni interne di altre chiese di Pollica: nella chiesa conventuale dei Riformati di Santa Maria delle Grazie, sembra essere attribuibile a lui nel coro la bella nicchia ornata da angeli reggicortina (F.S. Della Pepa, Pollica, tesi di laurea, 1972); inoltre la pregevole chiesa dell’ex convento di Santa Maria di Costantinopoli ha un interessantissimo apparato decorativo tardo barocco ascrivibile  al Sarnicola (comunicazione orale del prof. Amedeo La Greca).

Pietro morì a Pollica il 20 dicembre 1742.



DONATO SARNICOLA (doc. Calabria metà XVIII sec.)


Donato è documentato a Pollica nel 1738 assieme al padre, il maestro Pietro Sarnicola, in occasione dell’apertura del testamento dello zio Antonio Sarnicola; fu attivo come stuccatore nel corso del XVIII secolo: sue opere sono in area cosentina, come la decorazione in stucco all’interno della chiesa di S. Maria Maddalena a Morano Calabro, e lavori simili a Corigliano e a Seminara (Passeggiate in luoghi d'arte Morano Calabro, a cura del Comune di Morano Calabro).



NICOLA SERNICOLA (doc. Napoli 1741 e 1766)


Figlio di Gennaro Sernicola e Isabella d’Agresto, di Capograssi, è doc. nel 1741, quando però risulta già a Napoli per motivi dovuto allo studio o alla attività professionale di medico che vi svolgeva. Il dottor don Nicola Sernicola ci ha lasciato uno scritto di carattere scientifico: Ragionamento historico fisico sul caso di una donna siderogona felicemente curata, pubblicato a Napoli nel 1766.



FRANCESCO ANTONIO SERNICOLA (doc. Napoli 1770 e 1777)


Nel 1770 pubblicò in Napoli per i tipi di Vincenzo Flauto la Dissertatio physico-mathematica De Telluris motu atque inde ortis phenomenis, e poi ancora in Napoli nel 1777 una Lettera al dottor Tommaso Fasano, in difesa delle tesi espresse dal medico Nicola Sernicola, suo fratello, e confutate dal Fasano. Il 1 settembre 1790 fece testamento “nella sua solita abitazione e propriamente nel casino dell’ill. marchese di detta terra di Capograssi sita in questa suddetta marina di Agnone, nella prima camera del primo piano”. Il testatore stabilì che fosse "seppellito nella chiesa di S. Maria delle Grazie della predetta terra de’ Capograssi e proprio nella sepoltura che sta sotto al pulpito"; lasciò eredi la zia Rosalia e il fratello Nicola.



CARLO SERNICOLA (doc. Napoli 1777 - 1795)


A Napoli esercitava la professione di giureconsulto, ma fu poeta, consacrato Pastore Arcade col nome di Arimedonte Parteniate (cfr. Gioachino Pizzi, 1777), e poi librettista nell’opera musicale di scuola napoletana alla fine del Settecento, il massimo autore di testi di drammi sacri. Fu l'autore dei libretti:


- La Distruzione di Gerusalemme (1787, musica di Giuseppe Giordani),

- Giunone Lucina (cantata 1787, musica di Giovanni Paisiello),

- Il Rinaldo (1788, musica di Piotr Skokov),

- Debora e Sisara (1788, musica di Pietro A. Guglielmi),

- I matrimoni per fanatismo (1788, musica di Pasquale Anfossi),

- Gionata (1792, musica di Niccolò Piccinni)

- Olindo e Sofronia (1793, musica di Gaetano Andreozzi),

- Gli Orazi (1795, musica di Nicola A. Zingarelli).


Si trova menzione di questo Carlo Sernicola in Carlo Schmidl, Dizionario universale dei musicisti, Milano 1929 e soprattutto in Claudio Sartori, I libretti italiani a stampa dalle origini al 1800: catalogo analitico con 16 indici, Cuneo 1990-1994. Citato più volte in Roberto Zanetti, La musica italiana del Settecento, Milano 1978. Il musicologo Franco Piperno ha recentemente scritto alcun saggi sul dramma sacro nel Settecento (1991 e 1993), rilevando il ruolo importantissimo svolto da Carlo Sernicola nella nascita e il successo di questo genere musicale a Napoli. La Debora e Sisara fu senza dubbio la sua creazione più alta, grazie anche alla musica di Guglielmi: sono ricordate infatti numerosissime repliche in molti teatri italiani fino al 1820. A testimonianza della riscoperta di questa opera, due nuovissime edizioni  sono anche comparse recentemente sul mercato editoriale: una edizione critica a cura di Anthony DelDonna ed Eleonora Negri (Louisville KY 2003) e una trascrizione per canto e piano a cura di Filiberto Pierami (OTOS edizioni, Lucca 2002).



FELICE SERNICOLI (1780c.-Roma 1827)


Professore di ostetricia, primo chirurgo dell'ospedale di Santo Spirito in Roma (ricordato da L. Valentin, Viaggio medico in Italia. 1820, Torino 1823). Pubblicò un Saggio storico dell'ostetricia nel noto trattato dell'Asdrubali, suo maestro (Roma 1812).


Morì a Roma il 15 settembre del 1827 compianto da tutta la comunità medica europea: necrologi furono pubblicati su diverse riviste scientifiche ("Kritisches Repertorium für die gesammte Heilkunde", "Allgemeines Repertorium der Literatur", "Jenaische allgemeine Literatur-Zeitung"). Scrisse di lui il poeta Gioacchino Belli: "acquistò grado e onore di cavaliere non per ventura di natali e di cieco favore, ma per meriti veri nella santa arte che volge a salute della umana vita il ferro" (Lettera n. 228 ad Amalia Bettini, Roma 14 dicembre 1835).



TERESA SERNICOLI (Roma 1794 - 1833)


Sorella di Felice. Sposò Annibale Lepri. Morì a soli 39 anni, senza figli; il poeta Gioacchino Belli le dedicò una poesia.



CESARE SERNICOLI (doc. Roma 1842)


Autore del libretto Le sette chiese, azione sacra musicata da Gaetano Donizetti nel 1842.



BENEDETTO SERNICOLI (doc. Roma 1847)


Pubblicò a Roma nel 1847 una Breve e succinta istruzione intorno alla scherma per uso della guardia civica, dedicata a sua eccellenza il commendatore D. Carlo Torlonia. 



TITO SERNICOLI (doc. Roma 1868)


Partecipò alla campagna garibaldina per la conquista di Roma. Catturato in seguito all'attentato dinamitardo contro una caserma di munizioni, fu condannato a morte dal tribunale pontificio.



DEMETRIO SERNICOLI (m. Roma 1879)


Fu un acceso antipapista e noto tra le file dei rivoluzionari, vicino al generale Masi. Dopo la presa di Roma (settembre 1870) ricevette l'incarico di Ministro della Polizia, ma fu deposto dopo pochi mesi per palese incapacità. Fu sepolto nel cimiteri degli acattolici di Roma. Cfr.: Carlo M. Fiorentino, La questione romana intorno al 1870. studi e documenti, Roma 1977, pp. 77-79.



GIUSEPPE SERNICOLA (n. Pollica 1814 – m. Pollica 1894)


Medico, figlio di Gennaro, possidente, e di Grazia Cantarella, sposò Colomba Cembalo, di ricca famiglia di San Mango e nel 1859 i coniugi fecero sistemare l’altare di Santa Rosalia nella chiesa parrocchiale di San Nicola a Pollica: “Per divozione di d. Giuseppe Sernicola e d. Colomba Cembalo a. D. 1859”. L’altare di giuspatronato della famiglia Sernicola è ricordato nelle successive visite pastorali (1874, 1883, 1903 e 1909). Nella parrocchiale di Pollica si conserva tuttora la nicchia con una statua lignea di Santa Rosalia di pregevole fattura. Il medico Giuseppe Sernicola fu protagonista di una vicenda di brigantaggio: venne infatti rapito il 28 ottobre 1870 con il giovane garzone Luigi Vassalluzzo. I due, di ritorno da Casalvelino a Pollica, vennnero fermati dai briganti della banda Notaro, che li trattennero sulle montagne di Novi. I familiari del Sernicola, avvertiti della sorte toccata al loro congiunto, sborsarono la somma del riscatto, circa duecento piastre d'argento, e il medico potè fare rientro a casa il 16 novembre, dopo venti giorni di prigionia. La documentazione del fatto, conservata nelle carte della Prefettura di Salerno (Archivio di Stato di Salerno), è riportata nel bollettino MesserNicola n. 6.



ETTORE SERNICOLI (Roma 1839 - 1899)


Ispettore di polizia e questore di Verona, Roma e Milano. Crispi lo inviò in Francia in servizio presso l'ambasciata di Parigi dove rimane per 15 anni con l'incarico di osservare i comportamenti politici dei fuoriusciti socialisti e anarchici. In occasione della sua permanenza a Parigi, la famosa pittrice impressionista Berthe Morisot realizzò due ritratti di madame Albine Sernicoli (la figlia?). Nel luglio del 1889 fu osservatore speciale della Seconda Internazionale Socialista, della quale trasmise un circostanziato rapporto al Ministero degli Affari Esteri (doc. conservato presso l'Archivio del Ministero).

Dalle osservazioni attente del fenomeno dell'anarchismo, pubblicò un saggio fondamentale su questo tema: L'anarchia e gli anarchici, studio storico e politico, ed. Treves, Milano 1894, 2 voll. (I. La propaganda di fatto, sue origini e suo sviluppo; II. Fisiologia degli anarchici: le nuove leggi e i rimedi; appendice: Gli attentati contro sovrani, principi, presidenti e primi ministri: note cronologiche). Successivamente mandò alle stampe anche il volume I delinquenti dell'anarchia, Roma 1899.


Morì a Roma l'11 giugno 1899.



ENRICO SERNICOLI (Roma 1848 - 1930)


Medico di fama. Pubblicò a Roma nel 1882 il saggio Le abitazioni nelle stanze terrene in talune contrade di Roma. Fu autore di poesie in romanesco che pubblicò con  lo pseudonimo di Righetto de li Monti (Poesie romanesche: robba der cuppolone, Roma 1886 e 1894), ma era conosciuto anche come 'er Boccio'.



AUGUSTO SERNICOLI (doc. Roma 1901)


Il suo nome si legge su un bassorilievo in marmo posto alla via Ostiense all'altezza del ponticello di San Paolo. L'opera raffigura il re Umberto I che smonta da cavallo e ricorda l'abitudine che aveva il re, quando si recava alla tenuta di Castelporziano, di fare una sosta alla fontanella che era nei pressi della basilica di San Paolo fuori le Mura. Nel 1899 il palafreniere reale, Gianbattista Fortunato, aveva sistemato un grosso scalino in peperino con lastra di travertino da cui re Umberto, che non era di alta statura, poteva più facilmente montare e smontare da cavallo.

Il bassorilievo è datato e firmato: "Augusto Sernicoli ideò e pose. XXIX luglio MCMI", dunque collocato in occasione dell'anniversario della morte del re, avvenuta a Monza appunto il 29 luglio 1900 per mano dell'anarchico Bresci. Sernicoli non fu l'autore del bassorilievo, ma piuttosto il committente, essendo forse figlio di quell'Ettore che sugli anarchici aveva pubblicato un trattato fortunatissimo.



ALFONSO SERNICOLA (Salerno 1839 – 1917)


Figlio di Nicola e di Maria Antonia Pentavalle. Fu professore di Lettere e per meriti patriottici, avendo partecipato alle campagne garibaldine, ebbe l’incarico di preside del Ginnasio di Chieti prima e di quello di Salerno poi.



SILVIO SERNICOLA (Chieti 1879 – Salerno 1946)


Figlio di Alfonso e di Adelia Minichilli, fu professore di Lettere come il padre. Pubblicò Dei pesi, delle monete e delle misure dei Romani (Santamaria Capua Vetere, 1911) e la novella Il sabato di don Catello (Salerno 1933).




BIAGIO SARNICOLA (Agropoli 1846 – 1934)


Sacerdote. A lui è dedicata una via in Agropoli.




GIUSEPPE, INNOCENZO, PANCRAZIO SERNICOLA e DOMENICO SERNICOLI (n. Calvi dell'Umbria)


Caduti nel corso della Prima Guerra Mondiale. Menzionati in una lapide commemorativa in Calvi.



ALFREDO SERNICOLI (Roma 1895 - 1966)


Tenore. Collaborò all'EIAR sin dalla sua istituzione; fu così il primo regista e produttore esecutivo della televisione italiana. Successivamente divenne direttore della RAI.



ALFONSO SERNICOLA (Messina 1894 - Napoli 1979)


Figlio di Federico e di Concetta Bucalo. Nel corso della seconda guerra mondiale era Maggiore dell’Esercito; dopo l’armistizio del settembre 1943 rientrò dalla Croazia a Napoli e partecipò attivamente alle Quattro Giornate di Napoli (28 settembre – 1 ottobre). Una sua relazione sui fatti è nell’Archivio dell’Associazione Nazionale Combattenti di Napoli. Menzionato da Corrado Barbagallo, Napoli contro il terrore nazista, Napoli 1946, pp. 50-51, 82, 111.



NICOLA SERNICOLA (n. Cava 1912 - m. Capo Matapan 1941)

e VINCENZO SERNICOLA (n. Cava 1914 - m. Isola Asinara 1943)


Figli di Matteo e di Teresa Auriemma. Entrambi scomparsi nel corso della II guerra mondiale in tragiche vicende belliche della nostra Marina: Nicola nel disastro di Capo Matapan a bordo del cacciatorpediniere Alfieri (29 marzo 1941); Vincenzo nei pressi di Capo Asinara a bordo della corazzata Roma (9 settembre 1943).


I loro nomi sono sulla lapide che ricorda i caduti di San Cesario (fraz. Cava).



ERNESTO SERNICOLA (n. Calvi dell'Umbria 1902 - m. Calvi dell'Umbria 1944)


Figlio di Luigi e Maria Petrucci. Era nato a Calvi il 18 agosto 1902. Il 13 aprile 1944 a Calvi dell’Umbria vennero fucilati dalle SS tedesche 16 cittadini inermi, sospettati di aver aiutato gli inglesi o i partigiani: tra le vittime, oltre a due forestieri di cui non si conoscevano i nomi, ci furono anche due ragazzi di 16 e 17 anni, Genesio ed Ernesto Guglielmi, i parenti Adolfo, Emilio e Igino di 48, 44 e 32 anni, tutti membri della famiglia Guglielmi che gestiva un albergo-trattoria a Calvi, accusati di aver ospitato alcuni partigiani; Liberato Montecaggi di 57 anni, barbiere accusato di aver fatto la barba ad alcuni prigionieri inglesi; Fabrizio Fabbri di 42 anni, presunto rifornitore di partigiani; Pacifico Pielice di 40 anni; Ernesto Sernicola di 42 anni; Domenico Salvati di 39 anni; Lorenzo Carofei di 59 anni; Antonio Lieto; Angelo Pettorossi; Mario Ranuzzi.



GENNARO SERNICOLA (n. Pollica 1907 – m. Roma 1979)


Figlio di Raffaello e Tommasina Cantarella, avvocato, è stato Generale dell’Aeronautica Militare.




EMILIO SERNICOLA (n. Pollica 1916 – m. Roma 2003)


Figlio di Raffaello e Tommasina Cantarella, è stato eminente Avvocato dello Stato (cfr. Gennaro Vaccaro, Panorama biografico degli italiani d'oggi, vol. II, Roma 1956).



CARMEN ANTHONY SARNICOLA (1942 - 1999)


Dopo aver conseguito il diploma di undergraduate al Geneva College in Geneva, Pennsylvania, ha poi ottenuto il master e il doctorate in Scienze della Educazione alla University of Pittsburgh. E' stato insegnante della scuola elementare e media, poi soprintendente del distretto scolastico di Clairton, ha dedicato tutta la sua vita professionale al miglioramento della qualità della scuola pubblica in Pennsylvania. Per la sua dedizione al servizio pubblico, il Public Educational Network di Washington ha istituito un premio col suo nome, il Carmen A. Sarnicola Award.



CARLO SERNICOLI (1938 - Modena 2007)


Stimato commercialista in Modena, fine conoscitore d'arte e membro dell’Accademia italiana della Cucina. Era stato tra i fondatori dello studio associato AZ Consulting, nonché presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti di Modena. Aveva raccolto una importante collezione di dipinti antichi (Giovanni da Modena, Pietro Faccini, Guercino, Ubaldo Gandolfi, Carlo Cignani, Donato Creti, Giuseppe Maria Crespi, Elisabetta Sirani) e di argenti estensi, che per volontà testamentaria confluiranno nelle raccolte museali civiche di Modena.



Sernicola della Sabina e di Roma