Carlo Sernicola, carmelitano (1659-1721)
Carlo Sernicola, carmelitano (1659-1721)
Carlo Sernicola, nel secolo chiamato Domenico, sortì la sua nascita nella città di Napoli il 21 febbraio 1659 da Carlo Sernicola celebre medico e Giovanna Reale, oriundi ambedue del Cilento della provincia di Principato Citra.
Compiuto l’anno quindicesimo dell’età sua, vestì l’abito carmelitano il dì 7 aprile 1674 nel convento del Carmine Maggiore della stessa città, ove, terminato l’anno del suo noviziato, fece la solenne professione il 10 aprile del seguente anno 1675.
Istruito già perfettamente nell’umanità da lui appresa nel secolo, fu tostamente – dopo fatto religioso – applicato allo studio delle scienze filosofiche e teologiche, nelle quali i progressi - che egli fece col raro talento suo - furono tali che in breve ne divenne maestro. Fu così che, non ancora asceso al grado sacerdotale, fu istituito lettore di Filosofia nello stesso suo convento di Napoli. Nel qual tempo diede pure alle stampe uno dei suoi componimenti poetici, intitolato Fiori poetici ripartiti in tre mazzetti: sacri, morali ed encomiastici <Napoli 1682>.
E prima del trentesimo anno (età richiesta dalle nostre leggi per tal grado), a 27 anni fu laureato in Teologia <1686>.
Terminata la lettura di Filosofia, passò quindi da Napoli alla Toscana ad insegnare da reggente la Teologia, prima nella città di Siena e poi in Firenze, [dove per il suo elevato ingegno e l’arguzia degli argomenti si guadagnò la benevolenza e l’affetto del cardinale <Giuseppe> Archinto, nunzio pontificio in quella città, e dell’arcivescovo cardinale <Giacomo Antonio> Morigia] e insieme la grazia e la protezione del serenissimo granduca di Toscana Cosimo III Medici e dei suoi figli, i principi Giovan Gastone e il cardinale Francesco Maria Medici. Da questi, in segno di gradimento per alcuni suoi componimenti poetici a lui dedicati <1686-1688>, fu eletto suo teologo con attestati assai onorevoli.
Non minore fu la stima che ebbero di lui // tutti i letterati di quella virtuosa città: sopra ogni altro egli fu contraddistinto dal serenissimo principe Filippo Guglielmo, conte palatino, al quale (di passaggio per Firenze) aveva consacrato alcune sue poesie <1690>: da questi fu favorito a tal punto che, portatosi in Napoli, fece sì che <Francesco Benavides> Conte di Santo Stefano, allora viceré del Regno, lo nominasse al priorato del suo Real Convento del Carmine Maggiore per l’anno 1691.
Lasciata dunque Firenze e la sua reggenzia, al nostro Sernicola convenne ripatriarsi in Napoli nel suo convento, che governò per lo spazio di tre anni da priore e commissario generale, come anche soprintendente delle sue grancie; nel qual frattempo fu annoverato tra i teologi del Sacro Collegio napoletano, di cui ne fu poi Decano.
Terminato lodevolmente questo primo governo, passò quindi a occupare successivamente varie altre onorevoli cariche e uffici, cioè di Visitatore e Commissario generale del convento di Santa Maria del Buon Successo, detto volgarmente di S. Teresicca della Nazione Spagnola, di Prefetto degli Studi del Carmine di Napoli, per più anni; nel 1712 fu eletto a pieni voti Provinciale della Provincia di Napoli e Basilicata e dopo di questo Provinciale titolare di Boemia e poi di Terra Santa: le quali cariche egli sostenne tutte con indicibile reputazione e stima.
Non minore gloria riportò egli presso tutti nella poesia, in cui fu eccellentemente erudito, come dimostrano le carte e varie sue opere. Onde, favellando di lui l’abate Giacinto Gimma <negli Elogi Accademici, 1712>, disse aver egli scritto in questa scienza con molta lode secondo il florido stile del Marino e quello del Petrarca, stili ambedue diversi e difficili, malagevoli a poterli ben imitare senza la natural disposizione e senza la buona pratica dell’arte. Nella stessa poesia affermò anche Sigismondo di San Silverio, assistente generale dei padri delle Scuole Pie, aver il Sernicola meritato grande gloria per essersi applicato con molto frutto allo stile petrarchesco a persuasione del chiarissimo Francesco Redi.
Quindi varie Accademie ebbero a gloria d’arruolarlo tra i loro consoci, come // fu quella dei Pellegrini di Roma, dei Pigri di Bari e degli Spensierati di Rossano.
Con la poesia accoppiò insieme l’eloquenza “e se in quest’arte – disse lo stesso Gimma – sia divenuto il Sernicola meritevole del titolo di sacro Oratore, ne daranno testimonianza i pergami più cospicui dell’Italia. Avendo egli predicato in una Quaresima in Pisa, recò così gran diletto al popolo ben numeroso, ai principi di Toscana e al cardinal Archinto che fu nel seguente anno richiamato a replicare le sue fatiche nella città di Firenze dove quelli dimoravano e per sei anni fu eletto predicatore nei principali monasteri delle monache dall’arcivescovo cardinal Morigia. Ricevette più volte gli applausi nella Real Cappella di Napoli dal conte di Santo Stefano viceré del Regno e dai suoi ministri del Consiglio Collaterale. Accrescendo le glorie alla fama, fece divenire i popoli ammiratori della sua eloquenza, predicando due intere quaresime nel Carmine Maggiore, onorato della continua presenza del <cardinale Lorenzo> Casoni, e nel duomo di Pozzuoli e in quello di Aversa e di altri luoghi”.
L’eruditissimo Andrea Perruccio disse di lui: “fu il Sernicola mirabile per il sapere, stupendo per la facondia, piacevole per la dolcezza e purità dello stile e soprattutto amabilissimo per la bontà dei suoi nobilissimi costumi”.
Dopo aver finalmente il nostro Carlo Sernicola arricchita la repubblica delle Lettere di più dotti ed eruditi volumi, la morte lo involò da questo mondo con universal dispiacere il 27 agosto 1721, nel mentre esercitava la Prefettura degli Studi nel suo Convento di Napoli, dove fu perciò sepolto con onorevoli esequie, con l’intervento di tutti i Collegiali e Reggenti dell’altre tre religioni mendicanti domenicana, francescana e agostiniana.
(Biografia del padre carmelitano Carlo Sernicola pubblicata da p. Mariano Ventimiglia ne Gli uomini illustri del Carmine Maggiore di Napoli, Napoli 1756, alle pp. 201-203; viene qui riportata, con lievi modifiche nello stile di scrittura)
OPERE DI CARLO SERNICOLA
1. FIORI POETICI
ripartiti in tre mazzetti Sacri, Morali e Encomiastici
dedicati al Rev.mo P. M. Angelo Monsignani, Generale de’ Carmelitani
Napoli (Girolamo Fasulo) 1682
2. IL NUOVO PAOLO
Panegirico sacro per il beato Franco sanese carmelitano
dedicato al Rev.mo P. M. Paolo da Sant’Ignazio, Generale de’ Carmelitani
Firenze (Vicenzo Vangelisti) 1686
3. STELLARIO POETICO PER L’IMMACOLATA CONCEZIONE DI MARIA
dedicato a Monsignor Giuseppe Archinto, Nunzio Pontifizio presso il Granduca di Toscana
Firenze (Vicenzo Vangelisti) 1686
4. LO SCOVRIMENTO DELLE SAGGIE PAZZIE
opera sacra drammatica di santa Maria Maddalena de’ Pazzi - prologo e tre atti
dedicata a Altezza Serenissima del Cardinal Francesco de’ Medici
Firenze (Vicenzo Vangelisti) 1686
poi Napoli (Camillo Cavallo ) 1694
5. IL PARNASSO TEOLOGICO
dedicato al Serenissimo Principe Cardinal Francesco Maria Medici
Firenze (Vicenzo Vangelisti)1688
poi Napoli (Gio. Francesco Paci) 1698
6. IL CARMELO POETICO
dedicato al Serenissimo Principe di Toscana d. Gio. Gastone de’ Medici
Firenze (Vicenzo Vangelisti) 1688
poi Napoli (Gio. Francesco Paci) 1698
7. POESIE
dedicate al Serenissimo Principe Filippo Guglielmo, Conte Palatino
Firenze (Vicenzo Vangelisti) 1690
8. LA FUGA OCCULTATA DAL CIELO IN SANT’EUFROSINA VERGINE CARMELITANA.
Opera sacra dedicata al Rev.mo P. M. Carlo Filiberto Barberi, Generale de’ Carmelitani
Napoli (Gramignani) 1692
poi Napoli 1700
9. LA MORTE ABBATTUTA.
Orazione in morte della S.C.M. di Marianna d’Austria regina madre delle Spagne
dedicata a Don Luigi della Cerda, Duca di Medina Coeli, Viceré di Napoli
Napoli (Gio. Francesco Paci)1697
10. POESIE VARIE
dedicate a Don Luigi della Cerda, Duca di Medina Coeli, Viceré di Napoli
Napoli (Gio. Francesco Paci) 1698
11. OSSEQUI POETICI
dedicati a Donna Aurora Sanseverino e don Nicola d’Aragona, duchi di Laurenzana
Napoli (Michele Muzio) 1700
12. TRIBUTI POETICI
dedicati alle Auguste Maestà di Filippo V, Re delle Spagne e di Luiggi XIV, Re della Francia
Napoli (Gramignani) 1702
13. APPLAUSI DI PARTENOPE
dedicati a Don Emanuele Fernandes Pacecco, conte di Santo Stefano, Viceré di Napoli
Napoli (Carlo Troise) 1703
14. POETICHE DIMOSTRANZE
dedicate al Cardinal Francesco Pignatelli, Arcivescovo di Napoli
Napoli (Carlo Troise) 1704
15. IL GARINO, OVERO IL TRIONFO DELLA DIVINA MISERICORDIA
Opera Tragisacra dedicata a Ill.mo e Eccell.mo signor Don Marcello Mastrilli, Duca di Marigliano, Conte della Rocca
Napoli (Felice Mosca) 1705
16. PANEGIRICI SAGRI, tomo I
dedicati a Don Bartolomeo Sambiasi, Principe di Campagna
Napoli (Felice Mosca) 1705
17. LA VERITÀ PREMIATA, OVERO IL DIVOTO DELL’ANGELO CUSTODE.
Opera tragisacra dedicata all’Ill.mo signor Don Antonio Turboli, Marchese di Pieschici
Napoli (Domenico Antonio Parrino) 1709
18. POLITICHE SACRE PER LO BUON GOVERNO DE’ SUDDITI.
Prediche per gli mercoledì, venerdì e domeniche della Quaresima
dedicate a P. M. Pier Tommaso Sanchez, Generale de’ Carmelitani
Napoli (Domenico Antonio Parrino) 1710
19. RIME IN LODE DI CARLO VI IMPERADORE DE’ ROMANI
dedicate a Don Marino Caracciolo, Principe di Avellino
Napoli (Michele Muzio) 1711
20. PREDICHE DELL’AVVENTO DEL SIGNORE
dedicate all’Altezza Serenissima del Principe di Toscana, Don Gio. Gastone de’ Medici
Napoli (Bernardo-Michele Raillard) 1712
21. PANEGIRICI SACRI, tomo II
dedicati a Don Innico III di Guevara, Duca di Bovini
Napoli (Domenico Parrino) 1714
22. COMPONIMENTI POETICI PER LA NASCITA DELL’AUGUSTISSIMO LEOPOLDO ARCIDUCA D’AUSTRIA
dedicati a Monsignor Vicenzo Vidania, Cappellano Maggiore
Napoli (Domenico Antonio Parrino) 1716
23. SONETTI
dedicati a Don Tiberio Caraffa, Principe di Chiofano
Napoli (Domenico Raillard) 1720
PANEGIRICI SACRI, tomo III
Inedito