1870: Giuseppe Sernicola rapito dai briganti

 


Il Sottoprefetto di Vallo della Lucania scrive al Ministero degli Interni – Firenze

31 ottobre 1870 (telegramma)

Giunge ora notizia che banda Notaro il 28 passato abbia sequestrato presso Casalicchio (Vallo) Sernicola Giuseppe, medico condottato di Pollica. Disposte perlustrazioni e ricerche e spedito sopra luogo applicato Corabi.

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Il Sottoprefetto di Vallo della Lucania scrive al Prefetto di Salerno

3 novembre 1870

Il mattino del 28 ottobre scorso il medico sig. Sernicola Giuseppe fu Gennaro di Pollica partiva da Casalicchio, ove si era recato a visitare il barone Gagliardi Francesco che trovavasi infermo, per ritornare a Pollica; cavalcava una mula ed era accompagnato da un garzone dello stesso barone Gagliardi, a nome Vassalluzzo Luigi di Biase da Casalicchio. Uscito appena dal paese, non si ebbe più notizia di lui, né del garzone, né della cavalcatura e generalmente si è ritenuto che fosse stato sequestrato dai briganti Notaro Michele, Coscia Carmine e Iannuzzi Giuseppe.

Tale notizia giungeva a Pollica il giorno 29 e sebbene molto vaga ed indeterminata pure i Carabinieri di quella stazione, datone avviso a quelli Acquavella, si mettevano subito in movimento per operare di concerto nella persecuzione dei malfattori (…).

Fino a questo momento non si è avuta notizia né intorno alla direzione presa dai malfattori, né sulla sorte del Sernicola e del Vassalluzzo.

Solo si sa che la moglie del sequestrato Sernicola, la quale quantunque interrogata nulla abbia finora voluto rivelare, si stia occupando vivamente a cercare danaro, dal che si arguisce che le sia già pervenuta da parte dei briganti la richiesta della somma per il riscatto del marito: perciò se ne vigila ogni passo della stessa per potere all’evenienza colpire i malviventi. (…)

Ricevendo altre notizie il sottoscritto ne terrà intesa la S.V. anche pel telegrafo.

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Il Sottoprefetto di Vallo della Lucania scrive al Prefetto di Salerno

5 novembre 1870

Dalle investigazioni praticate dall’applicato sig. Corabi e dall’Arma dei Reali Carabinieri sul sequestro del medico Sernicola, risulta che nelle ore pomeridiane del 28 ottobre le sorelle Carmela e Mariangela Oranges di Giovanni, di Celso di Pollica, stando a lavorare in contrada Aia di Santa Maria, videro di là passare il medico Sernicola che camminava a piedi, seguito da due sconosciuti vestiti con giacche di panno nero fino, calzoni di bordiglione e cappelli all’italiana, dell’apparente età dai 20 ai 25 anni, i quali erano armati di fucili a due canne ed avevano al fianco pistole o revolvers ed indi seguiva un terzo individuo inerme il quale conduceva per la cavezza una mula sellata; che nel vedere il dottore esse lo salutarono e gli domandarono come si trovasse per quelle strade e dove andasse, al che il Sernicola rispose di non saperlo; che i due sconosciuti domandarono loro a chi fossero figlie ed esse risposero a Giovanni Oranges, dopo di che i detti due sconosciuti fecero montare a cavallo il Sernicola e continuarono il cammino per un viottolo in mezzo a folte macchie nella direzione di San Giovanni, frazione di Porcili; che esse Oranges dal risposta del medico sospettarono che quei due sconosciuti fossero malfattori che lo avessero ricattato.

Il giorno 3 tutta la forza inviata si divise in quattro distaccamenti e furono eseguite delle perlustrazioni in diverse direzioni (…). Furono eseguite scrupolose e minute perquisizioni in tutte quelle torri o case di campagna, ma tutte riuscirono infruttuose.

Essendosi inoltre avuto argomento a ritenere che i briganti non alla moglie del Sernicola, ma bensì ai fratelli della stessa, signori Cembalo, agiati proprietari di San Mango, avrebbero potuto dirigere la richiesta del riscatto, si spediva a quella volta il comandante la stazione dei Carabinieri di Sessa per le occorrenti indagini e sorveglianza in proposito. (…)

Intanto le perlustrazioni e le indagini si proseguono attivissime e nella più ampia scala.

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Il Sottoprefetto di Vallo della Lucania scrive al Prefetto di Salerno

11 novembre 1870 (Telegramma)

Sera 9 corrente il Vassalluzzo Luigi sequestrato insieme al dr. Sernicola da banda Notaro ha fatto ritorno Casalicchio. Applicato Corabi inviato Casalicchio per investigazioni. Intanto truppa 71° posta mia disposizione partita in tre colonne in direzione concertata per opportune perlustrazioni.

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Il Sottoprefetto di Vallo della Lucania scrive al Prefetto di Salerno

15 novembre 1870

Il Vassalluzzo Luigi rientrava in Casalicchio la sera degli 11 corrente ed avendolo interrogato questo applicato sig. Corabi inviato nuovamente in Casalicchio per le ulteriori investigazioni intorno al sequestro del medico Sernicola, il Vassalluzzo rispondeva che pur volendolo non gli era possibile dire come si chiamasse il luogo ove quattro giorni e quattro notti i briganti lo avevano trattenuto insieme cal signor Sernicola ed alla mula e donde il mattino del 9 gli era riuscito di fuggire, poiché lo ignorava. Solo poté indicare che vi era una pagliaia entro la quale briganti e sequestrati dormivano la notte sopra giacigli di foglie di felci secchi, tenendovi anche il fuoco acceso entro la stessa pagliaia, fuori della quale era tenuta la mula; e che poco al di sotto di quella pagliaia eravi una piccola fontana. Fu in seguito di ciò che il Corabi di concerto col maresciallo Franchini e col comandante un distaccamento del 71° Fanteria lo indussero a condurvi personalmente la Forza e, per meglio riuscirvi senza compromettere il Vassalluzzo, questi fu vestito da soldato (…). Desso condusse la Forza nientemeno che nei monti di Rofrano e precisamente nel bosco di Montescuro ove si rinvennero tutti i contrassegni da lui dati, ma per quante ricerche ed investigazioni si fossero all’uopo fatte, non fu possibile rinvenire i malviventi col sequestrato, né averne indizio qualsiasi.

Avendo la Forza stamane condotto in quest’ufficio il Vassalluzzo ed interrogato analogamente ha risposto.

Che il mattino del 28 ottobre partiva egli col medico Sernicola da Casalicchio verso le ore 16 d’Italia e giunti che furono nella contrada detta Composta circa due miglia distante da Casalicchio furono raggiunti da due individui armati di fucili a due canne e con pistole o revolvers ai fianchi (non potendolo ben precisare perché li avevano entro foderi di cuoio), vestiti di panno bordiglione, con cappelli neri all’italiana, ambidue giovani di statura piuttosto vantaggiosa, uno di essi aveva la barba intera e l’altro del tutto rasa, non avendo neppure il mustacchio, i quali fecero discendere il medico dalla mula e lo invitarono a seguirli per visitare un ammalato, prendendo uno di essi a condurre la mula, e siccome questa era restia a camminare egli diede la cavezza in mano ad esso Vassalluzzo e si posero in cammino.

Che furono condotti nel tenimento di Celso (Pollica) ove talune donne che non sa chi siano (le sorelle Oranges) chiesero al dottore dove andasse e questi rispose di non sapere dove lo avrebbero condotto per vedere un ammalato.

Che di là presero la volta di San Giovanni, facendoli percorrere la montagna della Stella dal versante del mare per la via che conduce al Mercato Cilento, donde poi tagliando il cammino per una selva di castagne riuscirono al versante opposto della stella, costeggiando la quale e sempre discendendo uscirono sulla strada che da Vallo mena a Rutino e propriamente sul ponte detto delle Case Vecchie (potevano essere le ore quattro italiane della notte), dal quale ponte discesero nel fiume Alento, di cui risalirono la corrente camminando nell’acqua e poscia dal lato opposto ascesero per una montagna; ed era quasi per far giorno quando giunsero in un luogo ove fecero sosta.

Che la mattina del 29 ottobre circa tre ore prima di mezzogiorno stando essi in quel luogo sopraggiunse un terzo brigante vestito ed armato come i precedenti, ma più grande d’età, di bassa statura, il quale aveva tutta intera la barba, ma non molto lunga. Che rimasero in quel luogo tutto il giorno 29 e venuta la sera si posero di nuovo in cammino per boschi e montagne che non saprebbe denotare e poscia si soffermarono in un bosco che doveva essere molto lontano, poiché il mattino appresso si trovavano avere alle spalle il Monte di Novi (…).

Ogni due notti si cangiava posto in quelle località boscose e i luoghi di loro ricovero erano ora qualche pagliaia ed ora covi di pietre.

Il mattino del 9 andante un’ora prima di giorno egli uscì dal pagliaio ove stavano col pretesto di fare un atto necessario e siccome il giorno precedente aveva osservato al di sotto del bosco ove stavano una strada che poscia ha conosciuto essere quella che da Rofrano mena a Vallo, così profittandodell’occasione si precipitò correndo a quella direzione per sfuggire dalle mani dei malviventi. Camminando sempre per la tempa dei monti venne a uscire a Massa donde attraversando la campagna andò a uscire alle foreste del Marchese sotto Castelnuovo Cilento ove giunse verso un’ora di notte.

Intanto malgrado la mancanza di notizie ed indizi di sorta e le continuate e dirotte piogge, dal giorno 11 a tutta questa notte tre distaccamneti di fanteria con Carabinieri hanno senza interruzione perlustarto i tenimenti di Rofrano, Novi, Ceraso, Ascea, Casstelnuovo, Casalicchio, Pollica e Omignano e tutte sono riuscite infruttuose.

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Il Sottoprefetto di Vallo della Lucania scrive al Prefetto di Salerno

16 novembre 1870,ore 19.10 (telegramma)

Dopo inviato telegramma in cifra, ricevo rapporto liberazione ricattato Sernicola il quale è ritornato in Pollica oggi ore 11 antimeridiane. Sono lieto comunicarle subito notizia.

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Il Comandante dei Carabinieri della Provincia scrive al Prefetto di Salerno

17 novembre 1870

Ho il pregio di partecipare alla S.V. Ill.ma che il 16 detto alle ore 11 antimeridiane il dottor Sernicola sig. Giuseppe sequestrato dai briganti faceva ritorno alla sua abitazione in Pollica riconducendo la stessa mula che cavalcava all’atto del sequestro.

Dalle deposizioni che fece il Sernicola poco o nulla si può rilevare a vantaggio del servizio pubblico. Egli dice che uscendo da Casalicchio col Vassalluzzo nel giorno ed ora che si seppe, giunto sulla cresta del colle fra Composta e Porazzi, ad un chilometro circa da Casalicchio, gli si presentava il conosciuto brigante Notaro Michele armato di fucile a doppia canna ed un revolver poscia un altro giovine armato egualmente e sotto pretesto di volerlo condurre a medicare un compagno ferito, lo portarono nel vallone dei Porazzi ed al luogo già designato s’incontrò colle figlie Oranges ed il marito di una di queste, Maiuro Generoso di Celso, quindi proseguirono verso San Giovanni e montagna Stella ove fecero sosta stante la dirotta pioggia trattenendosi fra le macchie, e là si accorse di essere sequestrato.

In sul far della sera scesero all’Alento e durante la notte lo fecero viaggiare sempre per boschi da lui sconosciuti alla direzione di levante; per un poco si poté orizzontare sulla situazione dei luoghi; solo nel secondo giorno osservò essere rimpetto al golfo di Policastro e fu allora che si unì a loro un altro armato (…). Durante tutto il tempo della sua assenza lo trattennero per quelle località a lui sconosciute. Egli dice inoltre non essere mai stato a contatto con persone estranee ai brigani ed al Vassalluzzo.

Durante il giorno lo tenevano sempre nascosto nelle grotte, fra le quali ve n’era una molto spaziosa, varie notti lo facevano cambiare di situazione. Il mangiare gli veniva sempre presentato da uno dei briganti, ora gli venivano somministrati cibi caldi ed ora asciutti, senza poterne conoscere la provenienza.

Durante la sua dimora gli chiesero ducati 400 per la sua liberazione e ch’egli pattuì all’ultimo per duecento piastre e per tal somma si è diretto ai suoi cognati Cembalo di San Mango ai quali scrisse varie lettere che il brigante solo s’incaricava di far recapitare; risposte poi non ne ha mai avute né seppe alcun risultato: solo il giorno 15 andante gli venne comunicato dai briganti Coscia e Iannuzzo che avevano ricevuto ordine dal Notaro di lasciarlo in libertà e gli allestirono la mula, facendolo cavalcare lo condussero per mezzo ai boschi fino sopra ai monti di Santa Barbara ove lo lasciarono additandogli la via che dovea fare.

La notte andò a rifuggiarsi in un casino di campagna alla Petrosa di proprietà Ferrara, nel comune di San Biase in Ceraso e il dì seguente ritornò in paese.







I documenti sopra trascritti sono conservati presso l’Archivio di Stato di Salerno, Fondo Prefettura di Salerno, Serie 1870, busta 78, fasc. 123 (Sernicola Giuseppe. Ricatto – banda Notaro).